L’Hanami tra miti e leggende
Le origini dell’Hanami si perdono tra miti e leggende
Miti
In origine l’Hanami aveva uno scopo divinatorio. Si riteneva che gli dei della natura vivessero all’interno della corteccia dei ciliegi in fiore (Sakura). Per questo motivo, si lasciavano ai loro piedi delle offerte come buon auspicio per raccolti prosperi e abbondanti. Si credeva che la fioritura dei ciliegi indicasse il momento più propizio per la semina, soprattutto quella del riso.
Questa celebrazione che avviene in primavera, rappresenta la rinascita ed il rinnovamento della natura e dello spirito. Quest’ultimo viene paragonato al nascere dei boccioli dei Sakura, alla fioritura e poi alla sfioritura. Basavano il loro modo di pensare sulla fragilità delle cose materiali.
Leggende sull’Hanami
1. Come il fiore di ciliegio, effimero e fragile, nel pieno del suo splendore muore lasciando il ramo. Così il samurai, nel nome dei principi in cui crede, è pronto a lasciare la propria vita in battaglia.
2. La leggenda più diffusa legata all’Hanami e alle sensazioni che si provano nell’ammirare i fiori di ciliegio, si pensa sia nata quando un imperatore giapponese, ordinò di seppellire ogni cadavere di samurai sotto ogni albero di ciliegio. Questo perché i Sakura hanno il significato spirituale di rinascita. Originariamente i fiori di ciliegio erano bianchi come la neve. Successivamente all’ordine dell’imperatore i petali dei fiori e i boccioli si tinsero di un rosa delicato. Le radici si nutrirono del sangue dei samurai.
3. Era d’obbligo per ogni guerriero costretto da un ordine superiore, togliersi la vita ai piedi di un albero di ciliegio. Dove poi sarebbe stato sepolto. Se ciò avesse un fondo di verità, si spiegherebbe perché è altamente radicata la ricorrente storia di fantasmi donne disperate vicino gli alberi di ciliegio, che in vita sconvolte dalla morte del proprio uomo erano intente a pregare sotto il ciliegio nelle notti di primavera.
4. “Jiu-Roku-Zakura” ovvero il ciliegio del sedicesimo giorno. Secondo il calendario lunare giapponese, il ciliegio dovrebbe fiorire ogni anno al sedicesimo giorno del primo mese, coincidendo con il periodo del grande gelo. Sebbene ai ciliegi per fiorire serva la primavera. Questo accadeva perché al ciliegio del sedicesimo giorno apparteneva una vita e un’anima che in origine non erano le sue. Lo spirito che occupava quel ciliegio era del samurai di Iyo.
5. Il Sakura abitava nel giardino del samurai fin dalla sua infanzia. Divenendone amico. Così di stagione in stagione i parenti del giovane samurai appendevano ai rami in fiore, strisce di carta colorata recanti poesie. Iyo crebbe con lui. Invecchiando con lo scorrere del tempo e sopravvivendo a tutti i suoi parenti. Rimanendo solo, gli restava d’amare questo ciliegio, ma sfortunatamente durante l’estate di un anno l’albero avvizzì e morì.
Il vecchio si era affezionato così tanto a quella compagnia, che un dolore gli lacerava il cuore, e sebbene i vicini per consolarlo gli regalarono e piantarono nello stesso punto un altro ciliegio, quella ferita continuava a dolergli. Dopo giorni passati a compiangerlo, l’uomo si ricordò che c’era un modo per riportare in vita un albero morente.
Era il sedicesimo giorno del primo mese, quando il vecchio recatosi in giardino s’inchino al suo cospetto e gli disse: “In Giappone è diffusa la convinzione che si possa scambiare la propria vita per riportare in vita quella di un altro essere vivente, purché attraverso l’aiuto degli Dei” il vecchio posò un telo sotto la pianta e inginocchiandosi al suo fianco praticò l’hara-kiri, il suo spirito entrò nell’albero che fiorì in quel preciso istante. L’albero continua a fiorire il sedicesimo giorno del primo mese, durante la stagione delle nevi.
Simbolismo
In Giappone, i fiori di ciliegio simboleggiano anche le nubi, per via della loro fioritura in massa. Sono una metafora per la natura effimera della vita. Un aspetto della cultura giapponese spesso associata all’influenza buddhista: l’effimerità, la bellezza, lo sfiorire rapido. Il sakura incarna le qualità del samurai: la purezza, la lealtà, l’onestà, il coraggio.
Nel simbolismo sono più frequenti i Sakura a cinque petali, con evidenti richiami ai cinque orienti del Buddhismo esoterico giapponese (i quattro punti cardinali e il centro), ai cinque elementi sacri giapponesi (terra, acqua, fuoco, aria e vuoto) cui il celebre samurai Miyamoto Musashi intitolò i cinque “libri” che formano la sua opera: il Gorin No Sho ovvero il libro dei cinque anelli.
Secondo la cosmologia giapponese, il Dio del fuoco Izanagi venne tagliato in 5 parti. Da quest’ultime venne creata Oyamatsumi, una delle montagne più antiche e venerate del paese.
Ritroviamo il simbolismo del Sakura nella seconda guerra mondiale. L’immagine della caduta dei fiori dai ciliegi ricorre spesso nelle ultime lettere scritte dai Kamikaze alle famiglie prima della loro missione suicida.
Il fiore di ciliegio, venne riprodotto anche sulle bombe utilizzate contro gli americani nella guerra di Okinawa.