La notte delle candele a Vallerano
Una strada immersa nei nocchieti ci ha condotto a Vallerano: un piccolo borgo dagli abiti comuni, che per una sola notte l’ anno, si veste di ombre, fiamme e calore. Parliamo di una notte unica nel suo genere: La notte delle candele. Una notte che tira a sé tanti visitatori. Primi tra tutti: noi, che incuriositi dalla sua storia, non potevamo non andarci e ritornarci successivamente. Se la prima volta è stata bella, la seconda lo è stata ancor di più.
Un borgo a lume di candele
Le prime candele davano il benvenuto sui muri e sotto di essi. Disegnando per il borgo senza bisogno d’ inchiostro. Ci siamo avventurati per le sue vie, e ovunque guardassimo vedevamo candele: arrampicate sui vasi, a penzoloni dai balconi, affacciate dalle finestre, nascoste tra le piante, a riposo sui gradini all’ombra di un albero, ubriache sulle botti di vino, infreddolite nelle cantine, calate a lampadario dai soffitti, a rampicanti in scesa dalle pareti, insomma erano veramente molte. Fin quando non sono state accese non ne avevamo colto a pieno la bellezza, se pur le forme, le dimensioni ed i colori cambiavano.
Ignoravamo che erano le creazioni fantasiose di ogni singolo abitante.

La notte delle candele: un borgo riverso nelle strade
Ancora non sapevamo che ad un preciso segnale le luci si sarebbero spente e le fiamme delle candele avrebbero brillato al loro posto. Irradiando con luce calda una notte che prepotente voleva prendere il sopravvento.
La magia era nell’aria: in un minuto gli abitanti si riversarono nel paese e come un’ unica famiglia iniziarono ad accenderle una ad una. La riuscita dipendeva proprio da loro, che ridendo ed arrabbiandosi se la prendevano con un vento che non smetteva di spegnerle.
Ma quando ebbero finito, ciò che prima non avevamo apprezzato ora ci lasciava stupiti e basiti dinanzi a un tale spettacolo: il borgo era diventato dorato.
Sotto un cielo stellato e avvolti dalla musica ci siamo affrettati nel girarlo tutto. Ritrovandoci a dover fuggire da quel luogo che ci aveva chiamati a sé come una calamita, poiché la moltitudine di gente non apprese la calma che solo l’ ardere di una fiamma poteva infondere ammaliando attraverso una danza ed i suoi colori.
Ma com’è nata la notte delle candele?
Tutto ha avuto inizio con la creazione del festival Le piccole serenate notturne. Quando l’attuale Sindaco Maurizio Gregori ha deciso casualmente di illuminare con 5.000 candele uno dei concerti di strada. Mai si sarebbe aspettato che quell’atmosfera a lume di candela potesse conquistare ogni partecipante. Così ha pensato di trasformare quell’esperienza in un appuntamento annuo fisso, chiamandolo: La notte delle candele.
Crescita a vista d’occhio
Nel corso del tempo sono stati incrementati i lumini che se prima illuminavano alcune delle piazzette del borgo, ora si espandevano in ogni spazio possibile.
Non solo l’evento è cresciuto con l’aumento delle candele, ma è iniziato ad evolversi. Se prima i lumini si limitavano ad illuminare, ora lo facevano assumendo forme artistiche, inglobando in sé quell’evento che un tempo era il principio, ma che ad oggi era solo il margine di un tale spettacolo. Che è mutato ospitando sempre più artisti e divenendo così un evento mediatico. Coinvolgendo turisti stranieri, la stampa (anche internazionale) e richiamando sempre più gente, non solo dal territorio Viterbese ma anche da ogni parte d’ Italia.
Ogni anno all’ingresso del paese si propone una tematica differente; con animatori, maschere, e danzatori, oltre a vari artisti sparsi per il borgo, un concorso fotografico (anch’esso a tema) e l’ Astronomitaly.
Secondo noi?!
E’ un evento fuori dagli schemi. Forse proprio per questo ci è piaciuto molto. Dall’organizzazione degli abitanti ai vari servizi quali: cibo, intrattenimento.
Il borgo è piccolo per contenere la moltitudine di gente che nel cuore della notte lo prende d’assalto. Proprio per questo Ti sconsigliamo di portarti i bambini, perché essendo piccoli non vengono notati tra la folla, e finiscono per essere calpestati, schiacciati e spintonati. Non ti consigliamo i passeggini, perché le vie sono strette e la gente non ci fa passare.
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